La battaglia di Firenze è stato uno degli episodi più cruenti della guerra di Liberazione, con 379 morti e 1308 feriti tra la popolazione civile e 205 caduti, 400 feriti e 18 dispersi tra i partigiani. Nonostante il proposito nazifascista di ritirarsi sulla linea dell'Appennino per tutto il mese di agosto Firenze rimase un campo di battaglia. Le vicende drammatiche e cruente sono riportate non solo in molti diari e memoriali, ma anche nelle famose pagine di capolavori come la “La pelle” di Curzio Malaparte e “Paisà” di Roberto Rossellini. Il 3 agosto, quando le prime avanguardie alleate arrivarono a Porta Romana, i partigiani dall’Oltrarno cercarono, senza successo, di impedire la distruzione dei ponti sull’Arno. L’11 agosto, il giorno dell’inserzione, le brigate partigiane liberarono il centro storico, ma il resto della città resta sotto il controllo tedesco, mentre almeno 500 cecchini fascisti vennero posizionati in punti strategici per sparare dai tetti nella zona liberata, secondo una strategia pianificata da Alessandro Pavolini, Segretario del partito fascista ed ex studente dell’Ateneo. La linea del fronte restava in movimento, tanto che il 15 agosto i tedeschi ripresero piazza San Marco, per poi essere nuovamente respinti. In questa situazione confusa, l’Ateneo prova a ripartire. Il Rettore di nomina repubblicana, l’economista Mario Marsili-Libelli, viene sostituito da un Commissario Rettore, il prof. Enrico Greppi, in attesa del rientro in città del Rettore Piero Calamandrei, nominato alla caduta di Mussolini e fuggito dopo l’occupazione tedesca. Il 24 agosto 1944 Greppi comunica alle autorità militari alleate insediate in città la situazione nella quale si trova ad operare l’Ateneo. Le sedi sono state danneggiate, specialmente quelle di Arcetri e Careggi, mentre i laboratori, le biblioteche e i musei sono stati depredati dalle truppe tedesche, ma un bilancio completo non è ancora possibile presentarlo perché la Facoltà di Medicina a Careggi è ancora occupata. Greppi chiede aiuto ai militari alleati per mettere in sicurezza le collezioni de “La Specola”, trasferite nella zona di Pian dei Giullari, segnalando che una parte del patrimonio museale è stato purtroppo trasferito nel Mugello ancora sotto occupazione, chiede anche acqua per l’Orto botanico e la fine della requisizione per scopi militari di Villa Favard, insieme ad un impegno per evitare altre requisizioni di locali. Dichiara che la posizione politica e morale del corpo accademico è nel complesso buona, ad eccezione di un piccolo numero di professori ex squadristi o appartenenti al partito fascista repubblicano. L'Ateneo intende, appena la situazione lo consentirà, organizzare corsi ed esercitazioni a beneficio di numerosi studenti che nel 1943 non hanno potuto seguire le lezioni e neppure iscriversi per motivi politici. Informa gli alleati che molti studenti hanno contribuito alla liberazione di Firenze, sia come “soldati” che nell'organizzazione del soccorso militare e civile, e alcuni hanno già costituito una libera Associazione per facilitare incontri e dibattiti su temi culturali, politici e civili. Il primo settembre Greppi con il rientrato Calamandrei incontrano il capitano americano W. E. Pratt, Education Officer del governo militare alleato, che indica la necessità di procedere, prima di riprendere l’attività didattica, ad una epurazione del personale docente e amministrativo dell’Ateneo coinvolto con il fascismo. Inizia un percorso di ricostruzione materiale e politica che porterà all'inaugurazione del nuovo anno accademico il 15 settembre 1944. Il contributo dell’Ateneo alla guerra è delineato da Greppi nella comunicazione del 24 agosto, quando ricorda agli alleati il sacrificio di alcuni studenti per la liberazione della Toscana (Paolo Galizia, Mario Sbrilli, Franco Martelli), ma la sua lista si rivela purtroppo molto parziale. Un anno dopo i dati sono molto diversi. Piero Calamandrei, inaugurando il primo anno accademico dopo la fine del conflitto, riporta una lista con 52 nominativi, tra studenti, laureati e docenti, caduti dopo il giugno del 1940. Nel 1952 l’Ateneo si propone di conferire le lauree alla memoria agli studenti caduti nel conflitto, ma le facoltà raccolgono dati anche dei laureati, portando a 108 il conteggio dei caduti. Da recenti ricerche in archivio, per il solo anno accademico 1924-25, sono stati individuati altri due nomi di caduti non compresi nella lista del 1952, si tratta di Teodato Albanese, ucciso alla Fosse Ardeatine, e di Riccardo Pacifici deportato a Auschwitz. Nella lista dei caduti dell’Ateneo, che Piero Calamandrei lesse all’apertura dell’anno accademico 1945-46, quelli riconducibili alle vicende della battaglia di Firenze sono 10 (in ordine di data):
ALIGI BARDUCCI, nato a Firenze il 10 maggio 1913, studente di economia e commercio. Sottotenente degli "Arditi incursori di Marina”. Dopo l’8 settembre del 1943 ritorna a Firenze e rifiuta l'invito di alcuni commilitoni ad aderire alla "X Mas" della Repubblica Sociale. Dal febbraio del 1944 partecipa alle operazioni della brigata partigiana Garibaldi “Lanciotto”, assumendo il nome di battaglia “Potente”. Il 3 agosto guidò la divisione Garibaldi “Arno”, affiancata da una compagnia canadese, all’interno dell’Oltrarno. La sera del 7 agosto 1944, mentre usciva dalla sede del comando in piazza S. Spirito venne ferito da un colpo di mortaio. Muore per le ferite il giorno seguente. Medaglia d'Oro al Valor Militare.
RENATO ALESSANDRI, laureato in economia e commercio, nato a Firenze il 18 agosto 1907; capitano dei bersaglieri in un reparto della divisione “Ariete”, partecipò alla difesa di Roma; e poi, sotto il nome di “Renato Bianchi”, organizzò in Roma un movimento armato clandestino destinato ad operare nel Lazio. Scoperto e ricercato dai tedeschi, riuscì a riparare a Firenze, dove, nei giorni della insurrezione, si unì alle bande partigiane che combatterono per le vie della città. Cadde in combattimento, in via Landino, l’11 agosto 1944.
PAOLO GALIZIA, laureato in giurisprudenza e studente in lettere, nato a Napoli il 6 giugno 1923. Nel periodo della resistenza fu membro del comitato fiorentino del Fronte della Gioventù e della direzione del giornale clandestino “La giovane Italia”. Partecipò a rischiose azioni di sabotaggio e di disarmo di caserme nazifasciste. Fu mortalmente ferito da una pallottola esplosiva nelle vicinanze del Ponte del Pino. Si spense l’11 agosto 1944. Il padre, prof. Mario Galizia, docente di Diritto costituzionale italiano e comparato a Roma promosse la Fondazione “Paolo Galizia – Storia e Libertà”.
UGO HORLOCH, laureato in chimica e in farmacia, nato a Frosolone il 16 agosto 1911. L’11 agosto 1944, anche senza incarichi militari, si offrì volontario per portare un ordine ad una delle brigate “Rosselli” impegnate nelle operazioni per la liberazione di Firenze. Venne colpito al Ponte del Pino l’11 agosto 1944.
RENZO MARZIALI, studente di economia e commercio, nato a Firenze il 13 agosto 1921. Sottotenente di fanteria, sfuggito alla cattura dei tedeschi si rifugiò a Firenze, dove entrò nella terza brigata “Rosselli”. L’11 agosto 1944 si batté valorosamente nei punti della città più insidiati dai franchi tiratori: rimasto unico ufficiale del reparto, nonostante una ferita alla coscia continuò a combattere e a rincuorare i suoi uomini sino a che non fu colpito alla testa da una raffica di mitraglia.
ALBERTO TAITI, studente di economia e commercio, nato a Prato il 5 ottobre 1921; fece parte della brigata “Rosselli” e fu ucciso in combattimento a Firenze l’11 agosto 1944. STANLEY ALBINI, studente di architettura, nato a Londra il 9 agosto 1920; caduto a Firenze il 17 agosto 1944 sotto i colpi di un franco tiratore.
TINA LORENZONI, nata a Macerata il 15 agosto 1918, laureanda della facoltà di magistero: Crocerossina e militante della Brigata V della Divisione Giustizia e Libertà. Catturata in un'azione per rivelare le posizioni nemiche. Venne fucilata a Firenze, in via Bolognese il 21 agosto 1944. Medaglia d’oro al valor Militare.
GIOVANNI LORENZONI, professore, nato a Fondo (Trento) il 5 gennaio 1873, esponente dell’irredentismo all’Università di Innsbruck, allo scoppio della guerra contro l’Austria si arruolò volontario nell’esercito italiano. Docente di Economia Politica a Firenze dal 1924. Saputo della cattura della figlia Tina Lorenzoni, ma non ancora della sua uccisione, cerca di organizzare uno scambio di prigionieri con l’aiuto degli Alleati, ma viene colpito da una granata. Muore per le ferite il 22 agosto 1944.
PIER LUIGI MEUCCI, laureato in lettere, nato a Firenze il 5 maggio 1917: vice comandante e organizzatore della banda “Perseo”, caduto a Firenze sotto il fuoco dei franchi tiratori il 22 agosto 1944.